Curatore: Leandro Locsin, Jr., Sudarshan Khadka, Jr., and Juan Paolo de la Cruz
Artisti: Eduardo Calma, Jorge, Yulo Poklong Anading, Tad Ermitaño, Mark Salvatus
Padiglione Filippine - Palazzo Mora
28 maggio - 27 novembre 2016
Collaborazione nella fase allestitiva e supporto tecnico come operatore specializzato per conto di We Exhibit Srl
L’istallazione, allestita all’ultimo piano di Palazzo Mora, ha per titolo “Muhon: Traces of an Adolescent City”. Il programma espositivo si e’ ispirato alla juvenile city cresciuta sulle macerie della vecchia città coloniale di Manila, distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale. Scopo principale dell’iniziativa e’ quello di interrogarsi sull’indifferenza ed abbandono di alcuni edifici ed elementi urbani “brutalisti” del dopoguerra e sugli effetti che certe discutibili scelte, dettate principalmente da interessi economici e disinteresse, hanno avuto e stanno avendo sulla identità di Manila e della sua società.
La parola “muhon” significa “monumento” o “place-maker” come i nove edifici esposti in mostra nelle tre stanze tematiche del padiglione – intitolate “Storia”, “Modernità” e “Congettura”. Nove modelli per nove storie tutti organizzati secondo un percorso narrativo che porta il visitatore a muoversi come un investigatore e ricostruire le diverse dinamiche storiche attorno a questi “precedenti” chiave dell’evoluzione di una metropoli che vale un paese. Questi sono: il fiume Pasig, il ponte Pandacan, il Ramon Magsaysay Building, il Makati Stock Exchange, il Kilometer Zero, il Tahanang Pilipino, il Manila Mandarine Hotel, il Binondo (la China Town di Manila) e il Philippine International Convention Centre (PICC). L’esposizione e’ stata curata da Leandro Locsin Jr, Juan Paolo dela Cruz e Sudarshan Khadka, Jr dello studio Leandro V. Locsin Partners (LVLP). I tre architetti hanno coordinato un team composto da nove collaboratori (gli architetti rappresentati rispettivamente degli studi: 8×8 Design Studio Co., CIS Design Consultancy, Lima Architecture, Mañosa & Co. Inc.; e gli artisti: Eduardo Calma, Jorge Yulo, Poklong Anading, Tad Ermitaño e Mark Salvatus) ognuno dei quali ha preso in esame e sviluppato uno dei nove “temi” esposti. La prima stanza e’ buia e silenziosa per creare un senso di memoria e contemplazione del passato. La seconda, rivestita da specchi, vuole creare l’atmosfera per stimolare un senso di confronto critico (anche drammatico) su cosa sia la modernità. L’ultima stanza e’ illuminata da luce naturale per far riflettere in modo aperto sul futuro di questi edifici/luoghi. Ogni ambiente e’ organizzato secondo una griglia fissa che simboleggia quella su cui era organizzata urbanisticamente la città. Ai nove collaboratori e’ stata data massima libertà per elaborare la rappresentazione delle opere in oggetto con l’intento di sintetizzare in modo critico ciò che questi “muhon” sono e/o rappresentano, provando a dare un giudizio sul valore non solo estetico/ commerciale ma anche sul quello meramente più immateriale legato al senso di appartenenza da parte della popolazione. Se da un lato la storia e’ stata dimenticata a causa della distruzione della memoria fisica di alcuni edifici, le Filippine – con Manila – si trova a vivere in un processo identitario che il team curatoriale definisce di “adolescenza”. La città e’ intesa come una piattaforma per riconciliare vettori opposti di progresso e di permanenza, in cui la ricerca dell’identità e’ più importante che trovarla.


© arcomai I Foto di gruppo con la senatrice Loren Legarda (al centro), i curatori e collaboratori del Padiglione delle Filippine [Da sinistra: Adrian Alfonso e Pearl Robles (8×8 Design Studio Co.), Mark Salvatus e Nina Gonzalez (CIS Design Consultancy, Inc.), Bambi Mañosa, Leandro Locsin Jr., la Senatrice Legarda, Tad Ermitaño, Juan Paolo dela Cruz, Poklong Anading, e Sudarshan Khadka Jr.]
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