Curatore: Aurora Fonda
Artisti: Primož Bizjak, Aleksander Velišček, Ryts Monet, Fabio Roncato, Alvise Bittente
Sala Consiliare dell’ex Municipio
28 febbraio - 15 marzo 2015
Collaborazione nella fase allestitiva e supporto tecnico come operatore specializzato per conto di Associazione Culturale IoDeposito
La Prima Guerra Mondiale, dopo ad un secolo dal suo inizio, continua a occupare un ruolo fondamentale nella memoria collettiva: un lasso di tempo estremamente breve, ma che ha radicalmente cambiato il corso della storia, uno snodo determinante nella vita di milioni di uomini, che si presentò alla loro attenzione con tutta la sua terribile forza distruttiva. Per questa ragione, nel corso del processo di ideazione del percorso espositivo, sono state ricercate immagini di archivio che rappresentassero testimonianza di alcune delle esperienze vissute nel corso di questo devastante accadimento della storia dell’umanità: gli scatti dell’epoca raccontano di ciò che la psiche degli individui ebbe modo di esperire. La violenza esplosa durante i terribili anni del 1914-1918 quando le battaglie si ingigantirono, i rumori, la forza della violenza umana e di quella dell’artiglieria (ormai utilizzata massicciamente), unite al particolare stress emotivo, fecero si che, per la prima volta, oltre alle ferite fisiche si potesse parlare di ferite psichiche.
Il cuore espositivo della mostra è individuato nella contrapposizione, in base a comuni soggetti, tra le foto dell’epoca e le opere di arte contemporanea, testimoni dei cambiamenti intercorsi nella società nel corso del secolo. La coincidenza dei soggetti offre a chi guarda l’opportunità di comprendere come e che cosa la prima guerra mondiale abbia provocato nel genere umano, e si tratta di un processo storico che manifesta conseguenze nel corso del tempo, riaffiorando alla memoria sotto forme diverse.
Le opere d’arte contemporanea diventano occasione di contatto e di assimilazione di quell’incomunicabile sentire, comune all’epoca, e mutuato da un secolo di trasformazioni ed elaborazioni di cui la prima guerra mondiale fu il punto di partenza. Facendo propria l’analisi di W. Benjamin, “in un paesaggio in cui niente era rimasto immutato tranne le nuvole e nel centro – in un campo di forza di esplosioni e di correnti distruttrici – il minuto e fragile corpo umano”, protagonista diventa il singolo uomo e la sua impotenza di fronte a forze che, suo malgrado, lo trascinano attraverso un percorso costellato di immagini talmente feroci da impoverirlo e renderlo silente.
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